I W.BLUESH erano adolescenti a Milano negli anni novanta, e cosa può ascoltare un ragazzo normodotato in quegli anni? Punk, Metal, Grunge, gruppi di cui avresti potuto comprare la maglietta alla fiera di Senigallia, prima che al suo posto scavassero un enorme buco..
Quando iniziano a suonare insieme, nel 2002, i loro gusti cominciano a regredire verso la psichedelia, l’hard rock dei seventies, il blues, le jam lunghissime di un solo accordo, tutte cose che avrebbero potuto ascoltare già i loro genitori, se solo avessero voluto.
Col tempo, i W.Bluesh imparano a suonare e rinunciano loro malgrado all’idea di unire tutte le loro composizioni in unico brano – “Il Giro” – lungo svariate ore.. Però non rinunciano ai volumi imbarazzanti, ai pezzi da più di 6 minuti e agli strani riff Punk che spuntano qua e là, dove non c’entrano niente. I loro testi sono tutti scritti il giorno prima del concerto e parlano di gente frustrata che guarda la tv, della guerra in Iraq e di poco altro.
Ma è solo dal gennaio 2008 che decidono di fare sul serio: reclutano un chitarrista brit-pop capace di leggere la musica e lo costringono a suonare il basso con precisione, per permettere agli altri tre di delirare indisturbati. Iniziano un estenuante tour del periurbano milanese che li porta a suonare un po’ dappertutto: scuole medie occupate, locali tamarri nascosti sotto la tangenziale e concorsi per aspiranti satanisti. Per alcuni anni sono la principale attrazione alla Sagra del Maiale di Casatenovo Brianza, là dove i comunisti di Lissone si fanno venire l’ulcera.
Nel settembre 2010, dopo 8 anni di carriera e 27 di cazzeggio, vede la luce “Back to Lambrate”, primo album del combo, il cui titolo è interamente ispirato alla morsa allo stomaco che ti prende quando ritorni a Milano per la prima volta – e sai che non sarà l’ultima. Il cd è stato concepito e registrato in un guscio vicino a Piazzale Loreto – ma è stato stampato clandestinamente nell’est europeo per sfuggire alle pratiche intimidatorie della SIAE. Contiene otto pietre miliari di rock regressivo (un genere della cui esistenza nessuno si era ancora accorto) più due riempitivi che sconfinano rispettivamente nello slow-core e nell’autocompiacimento di ispirazione latino-americana.
Nel maggio 2011, dopo anni di false minacce, il batterista originale lascia il gruppo per realizzare il sogno di una vita: andare a farsi discriminare nell’Europa del Nord. I W.Bluesh ci tengono a precisare che la separazione non è stata amichevole, e che da allora quando lo incontrano gli sputano gazzosa in faccia.
Senza perdersi d’animo il gruppo recluta un talentuoso chitarrista, produttore e multistrumentista stoner rock e lo umilia facendolo sedere dietro le pelli. E’ con lui che nell’autunno 2011 registrano il singolo “Re Bible”, già pezzo forte del tour intraprovinciale della primavera precedente. Il brano vede la partecipazione di Malefix, già assurto alla fama internazionale per aver suonato le tastiere su “Bitches Brew” di Miles Davis (1970).